In quale modo si può parlare delle origini della «giustizia internazionale», prima del rafforzamento del cosiddetto «Sistema dell’Aia» costituito dall’istituzione graduale della Corte Permanente d’Arbitrato, della Corte internazionale delle prese (International Prize Court) e più avanti della Corte permanente di giustizia internazionale durante le fasi d’avvio della Società delle nazioni? Questo è l’argomento che propone il presente lavoro, frutto di una ricerca ancora in fase di consolidamento.
Le origini del lungo processo di costruzione delle organizzazioni giudiziarie internazionali - e della configurazione della «giurisdizione internazionale» - possono essere riconducibili all’interazione che viene a consolidarsi a cavallo della metà dell’Ottocento tra parti delle società europea - intellettuali, giuristi e gruppi politici a cominciare dai movimenti «pacifisti» di matrice anglosassone e nordamericana - e che trova una convergenza iniziale sul sostegno politico alla richiesta dell’applicazione dell’arbitrato per la risoluzione pacifica dei conflitti tra Stati.
Nel corso del secolo, questo sostegno diventerà uno strumento di dialogo-contesa in politica internazionale tra una parte importante della società europea e le cancellerie degli Stati occidentali.
Anche se l’esilio a Sant’Elena di Napoleone Bonaparte, imposto da una «sanzione» decisa dall’alleanza delle grandi potenze europee, può essere considerato un precoce esempio di modello giudiziario internazionale , la giustizia internazionale prenderà forma a partire non tanto dalla posta in stato d’accusa dei governanti da parte di una comunità internazionale non ancora ipostatizzata, ma dalla lenta costruzione della necessità politica della risoluzione pacifica delle controversie tra Stati attraverso l’intervento di una parte terza.