La figura di Giuseppe Zamboni, docente di gnoseologia dal 1921 al 1932 presso l’Università Cattolica di Milano, appare legata in particolare alla ripresa in ambiente neoscolastico delle problematiche della filosofia moderna a confronto con le tesi proprie di Tommaso d’Aquino; non mancano, a dire il vero, volumi significativi che lo Zamboni dedicò a tale confronto da “La gnoseologia dell’atto” del 1924 a “La gnoseologia di Tommaso d’Aquino” del 1934. Del resto il problema della cosiddetta ortodossia tomistica della gnoseologia pura zamboniana doveva essere al centro del suo allontanamento dalla Cattolica nel 1932, nel confronto tra il cosiddetto realismo critico che egli propugnava e il realismo immediato di Gemelli e Olgiati.
Tale prospettiva tuttavia sembra misconoscere il retroterra specifico delle posizioni zamboniane, impegnandole in una polemica che rischia di fagocitare quanto di più genuino e nuovo v’era nell’impostazione da lui data al problema della conoscenza.
L’obiettivo della ricerca vuol essere anzitutto la ricostruzione delle discussioni filosofiche all’interno dell’Università di Padova sul finire dell’Ottocento, nel momento in cui Zamboni frequentò le lezioni di Roberto Ardigò e Francesco Bonatelli. L’ambito si allargherà di qui al contesto delle discussioni filosofiche italiane ed europee, con particolare attenzione al riflesso da esse esercitato sugli autori sopra indicati. Si intende mostrare soprattutto come sia l’Ardigò che il Bonatelli fossero al corrente delle più recenti indagini europee nel campo della dottrina della conoscenza, almeno per quanto riguarda gli orientamenti più significativi di fine Ottocento. In tal modo si potrà spiegare l’interesse specifico dello Zamboni per tali problematiche e insieme mettere in luce l’apporto originale dato al loro approfondimento.
A tale riguardo il confronto tra neokantismo e positivismo trova sul piano della dottrina della conoscenza un terreno quanto mai significativo, soprattutto per quanto concerne il ruolo assegnato all’io nel processo del conoscere. Rispetto alle posizioni del Bonatelli, che sembra rivendicare l’originarietà dell’io sulla base di preoccupazioni di ordine metafisico, lo Zamboni si mostra infatti più attento alle critiche dell’Ardigò e insieme ne supera radicalmente l’impostazione metodologica, rivendicando l’originarietà dell’io nella sua funzione puramente conoscitiva rispetto ai processi fisiopsicologici che l’accompagnano. Nello specifico, si tratterà di soppesare l’influsso del neokantismo sulla polemica zamboniana nei confronti del neopositivismo, al fine di individuare la specificità del contributo della gnoseologia pura al dibattito del pensiero contemporaneo.