Un numero crescente di sociologi, nell’ultimo decennio, ha utilizzato il concetto di capitale sociale per cercare di analizzare e spiegare un insieme sempre più ampio di problematiche. Concetti quali fiducia, senso di appartenenza, funzionamento delle istituzioni, impegno e partecipazione sociale e politica sono stati visti sia come conseguenza che come causa di capitale sociale. L’attenzione al tema del capitale affonda le sue radici nel fatto che mentre i sottosistemi della società, politico, economico, sanitario, scientifico, etc., utilizzano le risorse di fiducia, reciprocità, cooperazione che la società ha generato in passato, essi non sembrano essere oggi capaci di ricrearne di simili. Il tema del capitale sociale si lega al dibattito sulla crisi della società civile ed ai meccanismi che operano nella direzione di un forte indebolimento dei legami sociali, per effetto di crescenti processi di individualizzazione dei corsi di vita degli attori sociali. In Italia il dibattito sul capitale sociale comincia a svilupparsi solo verso la metà degli anni Novanta, soprattutto in seguito alla pubblicazione dei risultati della ricerca decennale di Putnam sul funzionamento delle istituzioni pubbliche in Italia (in particolare le Regioni). Il capitale sociale rappresenta per Putnam una componente culturale in grado di influenzare il rendimento istituzionale e lo sviluppo economico di determinate aree territoriali. Con capitale sociale Putnam intende la fiducia, le norme che regolano la convivenza e le reti di associazionismo civico che migliorano l’efficienza dell’organizzazione sociale. In posizione diversa rispetto a Putnam, ed in generale rispetto a quanti, da una prospettiva olistica, considerano il capitale sociale un bene pubblico, si pone la visione individualistica di Bourdieu, che considera capitale sociale l’insieme delle risorse (materia e non materiali, informative, ecc.) veicolate dalle reti di appartenenza che il soggetto può mobilitare per raggiungere i suoi obiettivi. In generale, il capitale sociale individuale sarebbe dato dalla sommatoria dei capitali umani posseduti da tutti i soggetti con i quali si entra in interazione e che si possono mobilitare a proprio vantaggio.
Nel dibattito sul tema del capitale sociale che vede contrapposta la posizione olistica di Putnam rispetto a quella individualistica di Bordieu, la prima che enfatizza gli elementi di contesto la fiducia, la società civile, l’associazionismo -, la seconda che sottolinea la centralità degli scambi strumenti di aiuto, sostegno e appoggi dentro le reti sociali di appartenenza (tale per cui il capitale sociale è la sommatoria di tutti i capitali culturali ed umani posseduti dai soggetti che l’attore sociale può mobilitare per raggiungere i suoi obiettivi, si colloca la posizione di J. Coleman
Per Coleman il capitale sociale, che è definito dalla sua funzione, è un insieme variegato di entità differenti, che consistono di vari aspetti di una struttura sociale e facilitano alcune azioni degli individui dentro la struttura stessa. Come le altre forme di capitale, il capitale sociale è produttivo perché rende possibile la realizzazione di fini che non si potrebbero raggiungere in sua assenza e, a differenza delle altre forme di capitale (fisico, umano) si riferisce alla struttura di relazioni tra due o più persone: esso non risiede né negli individui, né nelle componenti fisiche della produzione. Il capitale sociale si trova nelle relazioni e costituisce la proprietà del collettivo e non dei singoli. E’ una prospettiva di analisi che introduce forti elementi di dinamismo, dal momento che non considerata il capitale come `pre-condizione’ data che rende possibile l’azione del singolo, né come esito di un’attività di pura manipolazione delle risorse informali, ma lo considera come effetto `strutturale’ di dinamiche relazionali che si modificano nel tempo e nello spazio simbolico.
Obiettivo della ricerca è verificare l’esistenza o meno, la forza o debolezza del capitale sociale nella realtà veronese, mettendo a confronto almeno due quartieri profondamente diversificati quanto a composizione demografica e sociale.
Obiettivo della ricerca è verificare l’esistenza o meno, la forza o debolezza del capitale sociale in nella realtà veronese, mettendo a confronto realtà di quartiere profondamente diversificate quanto a composizione demografica e sociale.
La ricerca intende muoversi all’interno del quadro teorico di riferimento proposto da Coleman e condurre un’analisi empirica, tesa a verificare l’esistenza di legami e connessioni tra qualità della vita relazionale dei singoli attori sociali - misurata sia dalla partecipazione alla vita associativa della città e/o del quartiere che dal livello di scambi di beni relazionali dentro le cerchie sociali più ristrette (parentela, amicizia e vicinato)- e percezione soggettiva della qualità della vita urbana, della vivibilità dell’ambiente di vita quotidiana: in altri termini la qualità del capitale sociale presente in circostanzianti ambiti relazionali ed urbani.
Per la realizzazione della ricerca, saranno utilizzate metodologie di indagine eminentemente qualitative, integrate, per l’indagine preliminare sui quartieri, da dati di fonte demografica, privilegiando, per la raccolta data, lo strumento dei colloqui in profondità, delle storie di vita. L’unità di rilevazione saranno, nelle diverse realtà cittadine, di due tipi: a) testimoni significativi, soggetti significativamente e particolarmente inseriti nel contesto sociale che possano effetivamente aiutare a ricostruire le caratteristiche ed il tessuto sociale tipico del quartiere, della strada, della cirocscrizione; b) personaggi `esemplari’, individuati tramite la tecnica della costruzione del `tipo ideale’, al fine di cogliere le connessioni tra alcune tipologie di reticoli relazionali primari e capitale sociale prodotto.
Fasi delle ricerca:
- analisi di sfondo;
- predisposizione del piano di rilevazione;
- rilevazione dati;
- elaborazione commento dati.
Bibliografia iniziale di riferimento
A. Bagnasco et al., Il capitale sociale. Istruzioni per l’uso, Il Mulino, Bologna, 2001.
P. Bourdieu, Le capital social. Notes provisoires, in “Actes de la recherche en sciences sociales”, 3, 31, 1980, pp. 2-3.
P. Bourdieu, Raisons Pratiques. Sur la théorie de l’action, Seuil, Paris, 1994 (tr. it. Ragioni pratiche, il Mulino, Bologna, 1995).
R. Cartocci, Il capitale sociale, in Id., Diventare grandi in tempi di cinismo,. Identità nazionale, memoria collettiva e fiducia nelle istituzioni tra i giovani italiani, il Mulino, Bologna, 2002, pp. 31-50.
M. Castells, The rise of the network society, Blackwell, Oxford, 1996 (tr. it. La nascita della società in rete, Egea-Università Bocconi Editore, Milano, 2002).
J. Coleman, Social Capital in the Creation of Human Capital, in “American Journal of Sociology”, vol. 94 Supplement, 1988, pp. 95-120.
James Coleman, Social Capital, in Id. Foundations of Social Theory, The Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge, Mass., 1990, pp. 300-321.
M. Granovetter, The strength of weak ties, in “American Journal of Sociology”, 78, 1973, pp. 1360-1380; (tr. it. in M. Granovetter, La forza dei legami deboli, Napoli, Liguori, 1998, pp. 115-146)
Nan Lin, Inequality in Social Capital, in “Contemporary Sociology”, vol. 29, n. 6, November 2000, pp. 785-795.
Nan Lin, Karen Cook, Robert Burt (eds.), Social Capital: Theory and Research, Aldine de Gruyter, New York, 2001
G. Loury, A Dynamic Theory of Racial Income Differences, in P.A. Wallace, A. Mund (eds.), Women, Minorities and Employment Discrimination, Lexington Books, Lexington MA, 1977.
A. Mutti, Capitale sociale e sviluppo, il Mulino, Bologna, 1998.
R. Putnam, Making Democracy Work: Civic Traditions in Modern Italy, Princeton University Press, Princeton, 1993 (tr. It. La tradizione civica nelle regioni italiane, Mondadori, Milano, 1993).
A. Portes, Social capital: Its origin and Applications in Modern Sociology, in “Annual Review of Sociology”, vol. 24, 1998, pp. 1-24.