Lo studio del caso pone alcuni problemi all'epistemologia delle teorie sociologiche dell'azione legate al ruolo rivestito dall'osservatore. Infatti l'intenzione di un'azione rimarrebbe ambigua all'osservatore se dipendesse dall'irrompere del caso, in questi casi Aristotele adotta una posizione che identifica il punto di vista dell'attore con quello dell'osservatore. Le teorie che riguardano modelli olistici dell'azione abbracciano questa posizione: l'accettazione di un'intenzionalità sistemica darebbe accesso ad un'epistemologia che riconosce il caso, la sua imprevedibile irruzione, da una prospettiva oggettivistica.
Se per Aristotele il caso si impone dal punto di vista epistemologico come un terzo explanans per spiegare quegli avvenimenti che non accadono né per necessità né per contingenza; oggi nelle prospettive sistemiche delle società il concetto di rischio può essere assunto come termine medio che permette di mediare tra contingenza e caso. Vale a dire l'accadere del caso non è più visto come una composizione di atti indipendenti tra attori solitari, ma come ciò che accade in uno spazio relazionale pubblico preposto al libero scambio e che nello stesso tempo regola le possibili relazioni tra gli individui