Le vie di Kyoto Pico
Iyer
È possibile che Starbuck's abbia effetti positivi sul Giappone?
A volte un'azienda può fare del bene suo malgrado
Internazionale 610, 29 settembre 2005
Il Giappone è sempre stato un luogo di intimità e questo è più vero
che mai a Kyoto: l'antica capitale è consacrata all'interiorità e al
silenzio. Costruita a griglia, sul modello della città cinese di Changan,
Kyoto fu progettata per ospitare le processioni rituali e tutti i grandi
eventi dell'impero. Per la maggior parte del tempo, quindi, gli abitanti
hanno vissuto al chiuso, nelle celle rivestite di tatami, nelle stradine
contorte del quartiere delle geishe, nelle sale da tè poco più grandi di
un ripostiglio o nelle stanze zen piene di vuoto.
Sanjo dori, la
"terza strada", che taglia il centro della città, ha visto scorrere un bel
pezzo di storia. Si trova a un passo dal luogo dove le geishe ballano in
autunno e in primavera e dal posto dove, all'ombra dei colli orientali, il
Nanzenji uno dei grandi templi della città domina giardini di aceri e
sabbia bianca. Fino a poco tempo fa le strade della zona di Sanjo erano
piene di machiya, le tradizionali case di legno, e nei paraggi ci
sono ancora negozi che vendono cesti di legno per composizioni floreali e
leccornie introvabili in qualunque altro posto del mondo.
Qualche
anno fa in uno dei luoghi più incantevoli della città vecchia, il punto in
cui Sanjo dori sbuca sul fiume Kamo, è arrivato Starbuck's. In estate,
lungo questo tratto costeggiato di case bellissime, i ristoranti
illuminati dalle lanterne mettono delle pedane all'aperto, e lì gli
imprenditori e le loro mogli in kimono possono sorseggiare il sake
guardando il tramonto.
Le coppie d'innamorati passeggiano lungo il
fiume, godendosi lo stesso panorama in versione gratuita, mentre i monaci
se ne stanno accanto alle lanterne rosse, con i cappelli di paglia che gli
coprono il volto e una ciotola tesa per le monete.
Oggi, nel bel
mezzo di tutto questo, Starbuck's offre popcorn al sapore di tiramisù e
miscele "chai-latte" arrivate direttamente da Seattle. Qui gli stranieri
illuminati scoprono le conseguenze dello sviluppo incontrollato,
dell'avidità che ha nascosto il tradizionale panorama della zona sacra a
nordest di Kyoto con un albergo di quattordici piani e ha raso al suolo
40mila machiya in pochi anni. Anche se in Giappone i caffè in stile
americano sono dappertutto, questo Starbuck's lancia un messaggio
invadente e arrogante quanto i prodotti che serve.
Poi però mi
sono accorto di qualcos'altro. Da quando in città è arrivato
Starbuck's con i suoi tavolini all'aperto, le sedie comode, la sua
atmosfera rilassata e la possibilità di osservare i passanti sempre più
giovani giapponesi hanno preso l'abitudine di starsene seduti al sole e
godersi una cosa che nella loro società frenetica è davvero difficile
trovare: la calma. Un po' dappertutto sono spuntate imitazioni di
Starbuck's, e i tranquilli caffè all'aperto si stanno diffondendo come le
birrerie.
Senza volerlo mi trovo a fare considerazioni
controrivoluzionarie. Starbuck's è la tipica multinazionale che scalza i
piccoli locali a gestione familiare, piega i princìpi al profitto e
trasforma il mondo in una grande periferia americana. È un McDonald's per
intellettuali, con gusti e aspirazioni poco più raffinati, che diffonde lo
snobismo del caffè e l'intolleranza nei confronti degli usi locali, in
luoghi che prima del suo arrivo erano già felici. Se il grande premio
Nobel per la letteratura Yasunari Kawabata potesse vedere il locale della
catena statunitense tra le preziose sale da tè che ha decantato,
ripudierebbe il suo Giappone.
Ma è possibile che, malgrado
tutto, Starbuck's stia avendo anche un effetto positivo sul paese? Che
stia insegnando ai giapponesi a rilassarsi, che gli stia offrendo un nuovo
modo di sfruttare i loro magnifici spazi? Forse in una società che ama
tanto le suggestioni dell'occidente Starbuck's potrebbe aprire la
mentalità del Giappone come nessun governo riuscirebbe mai a fare, un po'
come McDonald's ha svolto una piccola parte durante la guerra
fredda.
Sembra un'eresia, e molti miei amici non sarebbero
d'accordo, ma a volte penso che, tra tanti locali, proprio Starbuck's stia
introducendo in Giappone la mentalità dello slow food. A volte un'azienda
può fare del bene suo malgrado, attraverso i semi che sparge nella gente,
la quale li reinterpreta a proprio vantaggio.
Quando un elemento
nuovo penetra in un luogo antico, spesso assume una nuova complessità e un
valore che nella sua sede originaria non aveva (tempo fa il McDonald's non
lontano dal nuovo Starbuck's di Kyoto, in occasione delle celebrazioni di
un'antichissima festività, ha battuto il record mondiale di hamburger
venduti in un giorno).
Dopotutto le coppiette stanno ancora sedute
in riva al fiume Kamo, a guardare la luna che sorge dai colli orientali.
Gli impiegati si siedono ancora con le loro accompagnatrici a pagamento a
bere sake sulle pedane di legno. Oggi, tra gli uni e gli altri c'è una
nuova categoria di persone mai vista prima. Non sono ricchi né poveri, e
stanno seduti sulle sedie di vimini lungo il fiume a sorseggiare
frappuccini. La democrazia si manifesta nelle forme più
strane.
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