ࡱ> *bjbj 0oo!y %xx;&&&8'\]'49h''"'''(((8888888:=t8(((((84''9,444(" ''84(8447'8/١&1F7C8LJ9<97,>4>'84'8((($&&x :  IL RICONOSCIMENTO. Paola Dusi Lesistenza umana racchiusa nella dimensione del paradosso. Ogni aspetto cruciale del vivere paradossalmente implicato nel suo contrario. Lidentit si costituisce nella relazione dialettica tra poli opposti singolarit e pluralit, simile e dissimile, uguaglianza e differenza. Per divenire s si ha bisogno dellaltro, per essere autenticamente se stessi ci si deve confrontare con la differenza, per essere liberi bisogna darsi delle regole, per crescere su di s bisogna saper dare agli altri. Per giungere a s necessario compiere un percorso in cui ogni passo richiede laiuto di altri. La possibilit di divenire s ci offerta dallaltro, dalla sua presenza pi o meno sollecita, pi o meno responsabile, pi o meno capace di cura. Nella relazione ha luogo la nascita, questultima una separazione fisica che prelude alla separazione psicologica, percorso di lotta che conduce allindividuazione e da qui allincontro relazionale. La dimensione paradossale dellesistere umano si radica nella condizione di mancanza propria dellessere umano. Cos, se, sul piano logico, lidentit sembra voler escludere laltro, sul piano fenomenologico pone laltro al cuore del s. La possibilit di divenire se si dischiude nellambito dellappartenenza al mondo delle relazioni come indica letimologia. Il radicale *swe con i suoi derivati, il greco idiotes privato, il latino sus,  suo , da una parte; il greco tes  imparentato, parente , hetaros,  alleato, compagno , il latino sodlis  compagno, confratello, collega , dall altra parte, mostrano la natura intersoggettiva dell io. L insieme delle derivazioni fondate sul tema sopracitato si suddivide in due gruppi concettuali. Da una parte *swe implica lappartenenza a un gruppo di suoi propri, dallaltra specializza il s come individualit. () qui si libera la nozione di s, del riflessivo. E lespressione di cui usa la persona per definirsi come individuo e per riferirsi a s stesso. In particolare, la parola *swe ha dato origine allaggettivo che indica lappartenenza propria: il sanscrito sva-, il latino suus, il greco *swos. Questultimo il pronome riflessivo e possessivo applicabile indistintamente a tutte le persone. Lo *swe primitivo rivela ununit originaria in cui ogni membro scopre s stesso solo nel suo essere con gli altri . Nella rete relazionale ha inizio il cammino che pu portare a se stessi. Tuttavia lappartenenza al gruppo di nascita o di amici - sancita da un riconoscimento, dallessere riconosciuti dai membri di quellunit sociale come appartenente, come simile. Che cosa significa il gesto di Euriclea che depone sulle ginocchia, phla gonata, di Autolico il nipotino che sua figlia gli ha dato (Odissea XIX 401)? Si tratta di un rito di riconoscimento, le phla gonata del padre o del nonno ricevono il neonato e lo legittimano membro della famiglia. Lessere riconosciuti inserisce ciascuno in un lignaggio, in una comunit e in una storia e gli offre la possibilit di riconoscersi in una storia, in una famiglia, in unidentit. Come ben pone in luce la radice di questultimo vocabolo, id-, che significa lui, lo riconosco. Lessere riconosciuti e il riconoscersi, un processo che ha un inizio - la nascita al mondo e a s stessi - ma non ha una fine, una dinamica relazionale fondata sul dono e sul debito reciproci che accompagna lintera esistenza. Il riconoscimento e il riconoscersi occupano ruoli centrali nel problema dellidentit. Ci che contraddistingue ogni essere lintrinseca richiesta () di essere riconosciuto per ci che nel contesto di tutti gli esseri. Come scrive Paul Ricoeur, lesigenza di ogni individuo quella di essere riconosciuto nella propria identit autentica. E quando ci accade, la mia gratitudine non va forse rivolta a coloro i quali hanno riconosciuto la mia identit riconoscendomi? . Il tema del riconoscimento centrale nellesistere umano poich questo sempre un-esistere-tra-gli-altri. La pluralit quale legge della condizione umana sulla terra - genera lambivalenza nel contesto di una necessaria dimensione relazionale. Tra il s e laltro, quali esseri unici, esiste una dissimmetria originaria che non pu mai essere compiutamente superata. E proprio tale distanza, tale irriducibilit - manifestantesi su di uno sfondo ontologicamente relazionale a rendere al contempo necessaria e possibile la prossimit generata dal riconoscimento. Se non fossimo dissimili, altro che uguali, non sarebbe necessario il mutuo riconoscersi. Tale distanza originaria oltre alla possibilit del riconoscimento porta con s il rischio del diniego di riconoscimento, di una alterit-diversit che viene misconosciuta, fatta oggetto di sprezzo. 1. I luoghi del riconoscimento. Il reciproco riconoscersi, in cui fiorisce lidentit abita tre luoghi dellessere-in-comune. Sono tre sfere sociali, famiglia, societ civile e stato, ciascuna delle quali, con lampliare lo spazio dellinter-azione umana, con loffrire al soggetto nuovi ruoli ed interlocutori, porta con s anche un incremento della sua autonomia e della sua capacit di agire. 1.1.La famiglia Il primo luogo che offre al nuovo-nato la possibilit di scoprirsi come soggetto individuato la famiglia. La casa, lo spazio di Hestia, il luogo dellamore e della protezione, ove data la possibilit a ciascuno di rivelarsi a se stesso. E in famiglia, nella relazione pre-giuridica, dellamore materno e paterno, che data, nella forma pi intensa e radicale, tanto da essere paradigmatica, la possibilit di essere se stessi in un estraneo, secondo la formula hegeliana. La maternit e la paternit, come ben sottolinea, . Lvinas, sono i luoghi in cui ci si apre intimamente allestraneo, lo si accoglie con una disponibilit radicale, quella che porta la madre a fare spazio allaltro dentro di s psicologicamente e fisicamente, offrendo il proprio corpo alla vita dellaltro. Le figure del riconoscimento proprie degli spazi vissuti contrassegnati da forti legami affettivi che vincolano gli uni agli altri, sono generate dallamore. Queste figure esplicitano un riconoscimento che permette di accedere alla scoperta di s attraverso lamore e la fiducia. Nel rapporto intimo, intriso di cura e responsabilit, che contraddistingue il triangolo primario, si dischiude la possibilit di stare da soli, di riconoscersi come soggetti altri, cui dato di compiere un proprio percorso, di agire scelte, di vivere in modo etico la propria libert. Lintimit della famiglia, con loffrire il dono pi grande quello di accedere alla vita, ad una vita umana si rivela anche essere il luogo ove il mancato riconoscimento o il diniego del riconoscimento pu infliggere gravi ferite allidentit del nuovo-nato, pregiudicandone le possibilit di essere. Non sono tanto le percosse a rappresentare una minaccia per questultimo ma quanto esse simboleggiano, il ritrarsi o rifiutarsi dellapprovazione parentale al modo di essere del figlio/a: non mi piaci, non ti accetto. Lospite che ci ha chiamato allesistenza si rivela inospitale. E il nuovo-nato non ha nessun altro a cui rivolgersi, non ha altri volti in cui rispecchiarsi e cominciare a conoscersi. Lumiliazione si accompagna al dolore, il dolore del rifiuto, il dolore della mancanza damore, il dolore dello scoprirsi privo di valore, di-sprezzato (che non ha un prezzo perch non vale nulla) etimologia. Il nuovo-nato privato di approvazione, come se non esistesse. Lingiustizia subita, il non-essere-riconosciuti-nella-propria-unicit ha frutti amari, tra questi frequente la rabbia. Il diniego del riconoscimento colpisce il nuovo nato nel tempo della neotenia, dellimpossibilit di aver cura di s da s, nel tempo in cui costretto ad affidarsi a chi ama di-speratamente, senza alcuna speranza di essere ricambiato. Sono, infatti, sempre, i figli ad amare incondizionatamente i genitori. Un amore incondizionato che la condizione per poter sopravvivere, per poter diventare grandi, per so-stare nel debito che il dono della vita porta con s. 1.2.Lo stato Il diritto entra nel cuore dellintimit stabilendo le forme e i modi dellunione coniugale e della filiazione. In questo modo, la norma sancisce sin dalla nascita lassegnazione a ciascuno di un posto nellordine statuale, lesercizio dei diritti che si accompagnano a tale posto e la possibilit di circolare liberamente allinterno di quel sistema statuale. Il soggetto, riconosciuto come membro a pieno titolo di quellordine, ha accesso al rispetto di s. Noi possiamo arrivare a una comprensione del nostro Io come portatore di diritti solo se [] abbiamo una conoscenza degli obblighi normativi che dobbiamo rispettare di fronte agli altri. Lessere riconosciuti come titolari di diritti, conseguenza dellessere riconosciuti membri dellordine statuale, porta con s laccesso alla libert nella sua dimensione giudirica. Nello stato luomo viene riconosciuto e trattato come un essere razionale, come libero, come persona; e il singolo individuo a sua volta si rende degno di questo riconoscimento ubbidendo, con il superamento della naturalit della sua autocoscienza, a una volont universale, alla volont che in s e per s, cio si comporta nei confronti degli altri in modo universalmente valido, riconoscendoli come ci che lui vuol essere considerato come libero, come persona. Lallargamento della sfera dei diritti del soggetto sul piano giuridico si traduce in un ampliamento delle capacit dellio-posso. La titolarit di nuovi diritti implica, nuove possibilit per lagire dellindividuo, dalle forme del poter-dire a quelle del poter-fare, essa porta con s nuove possibilit di costruire mondi con la parola o con lazione, mondi privati e mondi pubblici. Se i diritti civili tutelano la libert, la vita e la propriet dalle ingerenze dello stato, i diritti politici e quelli sociali chiamano in causa la facolt di agire, concernono luomo come soggetto agente. I diritti politici riguardano la sua possibilit di prendere parte ai processi di formazione pubblica della volont mentre i diritti sociali perseguono unequa partecipazione alla distribuzione dei beni fondamentali nel contesto di societ non egalitarie, contraddistinte da unuguale distribuzione di diritti e da una diseguale distribuzione di beni. Lavere diritti ci permette di presentarci come uomini, di guardare gli altri negli occhi e di sentire in una forma elementare lessere uguale di ciascuno. Il diniego del riconoscimento, in questambito, si traduce nellimpossibilit di accedere alla distribuzione dei beni elementari, in unassenza di partecipazione ai processi decisionali pubblici, nella diminuzione delle esigenze che una persona pu vedere soddisfatte dalla societ. Umiliazione, indignazione e collera sono le tonalit emotive che pi frequentemente accompagnano tali figure del misconoscimento e il rispetto di s viene ingoiato, soffocato dalle esperienze di esclusione, disprezzo ed alienazione. La tutela sociale dei diritti, delle pretese individuali riconosciute come legittime dalla norma giuridica, , per lindividuo, conferma del suo diritto a concepirsi come membro a pieno titolo della comunit in cui vive, come persona. Siffatta tutela svolge un ruolo significativo nel processo di formazione dellidentit dellindividuo come soggetto agente. Essere riconosciuto come membro a pieno titolo di una comunit garantisce a ciascuno il riconoscimento dei suoi diritti, attesta il suo essere un valore per la societ: allesperienza del riconoscimento corrisponde una modalit di autorelazione pratica per la quale lindividuo pu sentirsi sicuro del valore sociale della propria identit. La mancanza di tale tutela veicola lesclusione del soggetto dalla comunit di riferimento. Unesclusione che assume varie forme e che incrina il rispetto di s. 1.3.La societ civile Se in famiglia si genera la fiducia in s, se la titolarit di diritti promuove il rispetto di s, nel contesto sociale pi ampio prende forma la stima di s. Cosa rende stimabile un individuo? Entra in scena la dimensione axiologica e le mediazioni sociali, simboliche (le rappresentazioni) e concrete (le organizzazioni) che la interpretano. Ego ed Alter possono stimarsi vicendevolmente come persone individuate solo se condividono gli orientamenti di valore e i fini che segnalano reciprocamente limportanza o il contributo delle loro qualit personali per la vita dellaltro. In assenza di un sistema di riferimento universalmente valido, le rappresentazioni sociali costituiscono il medium storicamente determinato nel contesto del quale prendono forma le finalit e i valori; sono cos necessarie prassi interpretative per definire gli ideali di personalit ritenuti apprezzabili e giudicare stimabili le capacit di una persona. Nellambito di un orizzonte di valori dinamico, come il contesto contemporaneo, i diversi gruppi sociali agiscono al fine di vedere incrementato il valore delle capacit che ognuno di essi riconosce come stimabili. Il possesso di capacit riconosciute dagli altri, permette al soggetto di alimentare la fiducia in se stesso, di stimarsi soggetto capace, portatore di qualit ricche di valore. Ci sostiene, mediante lautostima, il processo di formazione identitaria. Attraverso tale forma di riconoscimento offerta, a ciascuno, lopportunit di percepirsi come individuo prezioso poich portatore di capacit e prestazioni non condivise in forma indistinta con altri. Se il riconoscimento giuridico si fonda sul principio che ogni persona ha valore come fine in s, il piano sociale guarda alla rilevanza che il soggetto pu avere in quanto membro del gruppo. Siamo di fronte al riconoscimento di prestazioni individuali, il cui valore si commisura al grado in cui esse sono percepite come significative da una societ. La stima, come rivela il vocabolo stesso, implica una valutazione delle qualit e delle capacit dellindividuo, e tale valutazione ha luogo nel contesto di un sistema di riferimento socialmente condiviso che attribuisce un dato valore ad ogni tratto della personalit a seconda che lo ritenga auspicabile o riprovevole. Siffatte richieste sociali si incontrano con lesigenza dellindividuo di essere riconosciuto come soggetto unico, grazie alle proprie differenze, a ci che lo distingue dalle altre persone. La via escogitata dagli esseri umani stata quella di aver cura delle proprie capacit e qualit. In particolare, lindividuo tende ad investire in quelle capacit che sono apprezzate dallambiente sociale di cui fa parte e in cui vuole affermarsi. Le capacit personali di cui il soggetto ha cura hanno da essere importanti anche per s, poich gli permettono di stimarsi come soggetto capace, capace di fare delle cose e di intervenire nel mondo per modificarlo alla luce di ci che ritiene utile e giusto, ma debbono anche essere significative sul piano sociale. Il soggetto desidera concepirsi come una persona che si distingue da tutte le altre grazie alla sua capacit di fornire alla vita sociale un contributo che viene riconosciuto come unico. 2. Il riconoscimento-attestazione: le capabilit La fiducia nellaltro, che intreccia e rinsalda il nostro legame con laltro, luogo generativo di fiducia in s, nella propria potenza, nelle proprie capacit. Queste ultime crescono in proporzione alla fiducia nellaltro, alimentata dal suo essersi dimostrato affidabile, dal suo essere qualcuno su cui si pu contare, che ritorner e non scomparir lasciandoci soli. La fusione emozionale lascia gradualmente il posto allaffermazione di s nella solitudine. E un percorso lungo, che richiede laiuto degli altri e che permette di passare dalla capacit di stare da soli per alcuni momenti nellinfanzia alla capacit di essere soli nellet adulta, avendo appreso a sostare nella relazione in modo maturo. La fiducia nellaltro permette di superare la prova della separazione: nel rapporto con la madre, con il partner, con lamico. La fiducia si intreccia con la fiducia in s, nelle proprie capacit e nel proprio valore. E fiducia nella propria efficacia. La fiducia in s non altro che il riconoscimento di s come soggetto capace, in grado di influire sul mondo circostante, fatto di persone e di cose; riconoscersi un potere, il potere di essere e di agire nel contesto di un fascio di relazioni attraversate anche dallambivalenza e dal contrasto. Il riconoscimento di s trova cos la propria dimensione di senso nel dispiegamento delle figure dellio posso, quelle figure che danno vita al ritratto delluomo capace. Laffermazione che designa una capacit (io sono, io faccio) si fonda nel riconoscimento altrui (tu sei, tu hai fatto) da cui riceve uninstaurazione. Le capacit non sono constatate, ma attestate. Allidea di attestazione restano collegate le idee di apprezzamento, di valutazione, come suggerisce lidea di ascrizione. La scoperta del proprio potere, che potere di modificare con successo il mondo circostante, avviene nella relazione con laltro che ci conferma nel nostro potere di essere (dynamis) e di fare (enrgeia), che riconosce le nostre azioni. 3. Riconoscersi come centri di potere: lagire. Lalterit si trova al cuore del riconoscimento di s come soggetto capace: la considerazione altrui che creer la nostra autorappresentazione, cio limmagine la stima che si ha di s stessi ed questa che permetter al giovane di sviluppare (o meno) i suoi progetti e le sue aspettative. La fiducia nelle proprie capacit racchiude un intero mondo, unintera esistenza e il suo desiderio di darsi forma. Del resto, lessenza stessa delluomo, lo sforzo con cui luomo si sforza di perseverare nel proprio essere, la tensione verso il fiorire del proprio s, il dispiegarsi della propria energia e delle proprie possibilit. Lessere il potere di essere. Il termine potere trova la sua origine nel latino pOsse, pOtis sse, essere capace, la capacit di dare forma alle proprie possibilit, la possibilit dell autoaffermazione. La potenza del s ci che spinge a realizzarsi in modo sempre pi ampio, profondo ed intenso: ogni essere afferma l essere suo proprio. La sua vita la sua autoaffermazione (). Lautoaffermazione di un essere collegata al potere di essere che incarna e il potere di essere si manifesta solo nel processo che lo attualizza. Tale processo ha luogo nellincontro con altri centri di potere, si manifesta nella rel-azione, nellazione inevitabile che lessere insieme-agli-altri, nella comunic-azione con laltro. Lazione il luogo dellafferm-azione dellessere, della sua attualizz-azione tappa del percorso che porta alla realizz-azione del s. Il processo di form-azione a cui la nascita convoca, percorso volto ad acquisire la capacit di agire come centro decisionale. Luomo, quale Aition, chiamato a prendere qui ed ora decisioni, ad agire deliberatamente (hekon); a compiere scelte preferenziali (proairesis). E ciascun uomo delibera intorno alle cose che sono in suo potere di fare, cio sulle cose che possono essere oggetto di azione. Promuovere il processo di formazione del soggetto significa promuoverne la sua capacit di essere uctor della propria esistenza. L uctor, l autore, soggetto generativo, colui che crea, che usa il suo potere per accrescere, far crescere, coltivare un idea, una vita, un mondo. L autore colui che usa il suo potere, ovvero la sua capacit di mettere in moto il reale, per dare origine a qualcosa di nuovo, in primo luogo a s stesso come soggetto irripetibile. Lagire ha da essere posto al servizio dellio, del suo autore, liberandosi dalle tensioni inautentiche, dal rischio di obbedire ad un falso s, o di costruire una maschera, tradendo se stessi, per conformarsi alle aspettative dellaltro, seguendo il desiderio di apparire diversi da ci che si . La form-azione azione volta a darsi forma in fedelt a s stessi, espressione del proprio essere che sempre essere in rel-azione. Il mutuo riconoscimento quellagire autentico in grado di spezzare la solitudine che avvolge luomo. 4. Riconoscersi lun laltro Le tre diverse forme di integrazione sociale praticano tre differenti modelli di mutuo riconoscimento: la famiglia il luogo abitato dallamore, lo stato dal diritto, la societ dalla solidariet. Sono tre modi di stare nella relazione con laltro, ciascuno dei quali permette allindividuo di crescere su di s, di scoprirsi valore, di agire. Ci avviene, in ogni sfera, grazie alla relazione con laltro e nella relazione con laltro. Ogni sfera porta con s specifici potenziali di sviluppo morale: amore, giustizia, solidariet, cos come il rischio del diniego del riconoscimento. La dimensione dellintersoggettivit, luogo generativo dellidentit propria e altrui, territorio dellidentit, anche abisso e baratro in cui il s pu venire inghiottito, smarrito, negato. Labisso dellangoscia, dellannientamento del s, della resa incondizionata allaltro; il baratro del dominio, della strumentalizzazione, dellio che divora il tu. Lesistenza un perenne incontro con laltro, un continuo incontro tra poteri, in esso si gioca la dinamica della vita umana. Ciascun incontro foriero di possibilit e di rischi, paradossalmente proprio il rischio dischiude allessere le proprie possibilit di essere, possibilit celate nellimmobilit, nelloscurit dellangoscia e della disper-azione. Il potere di essere , infatti, reale solo nel suo farsi attuale, cio negli incontri con altri centri di potere e negli equilibri perennemente mutevoli che risultano da quegli incontri. Costretto nella polarit apparentemente antinomica dellindividu-azione e della partecip-azione, il singolo chiamato ad apprendere larte paradossale di vivere la propria autonomia nella dipendenza dalla relazione, a potersi riconoscere come soggetto distinto solo grazie al riconoscimento di altri. Nella societ contemporanea, perdute le antiche certezze, contaminata dallaffermarsi di modelli contrastanti, reciprocamente incomprensibili (tra generazioni, gruppi sociali, etnie), lidentit , oggi pi che mai, la posta in palio dellagire umano. Linevitabile essere-tra-gli-altri condizione, limite e possibilit per un reciproco riconoscersi nella sfera sociale. Il riconoscimento (anagnorosis) un passaggio, una transizione dallignoranza alla conoscenza, di s e dellaltro da s. Un passaggio colorato emotivamente, che modifica il reciproco sentire tra i personaggi dellazione drammatica destinati alla buona o alla cattiva fortuna. 5. Dove il pensiero si interrompe. Poich lesistere sempre un con-essere, un essere-insieme-agli-altri con i quali si condivide lo stesso munus, la mancanza dessere, solo nel reciproco riconoscimento possibile attingere la propria forma, la pienezza dessere propria dellumano. Il S che pu affermare se stesso nella comunit quel S che riconosciuto nella comunit in quanto esso riconosce gli altri. Il riconoscimento ci di cui va in cerca lessere umano poich lessere riconosciuto condizione per potersi riconoscere. Il riconoscimento non altro che attribuzione di valore allaltro, che stato riconosciuto in quanto proprio simile con il quale si condivide uno stesso fondo comune: lessere. Laltro colto nella sua essenza, come bene in s. Ma cosa genera il riconoscimento? Cosa rende capace luomo di riconoscere laltro come suo simile? Capace di sentire il suo essere persona e convocarlo a quellattenzione che forma del rispetto (come ricorda la lingua tedesca in cui rispetto e attenzione sono indicati con lo stesso vocabolo achtung)? Cosa spinge ad agire di conseguenza, a rispondere alla presenza dellaltro? Cosa rende incapaci di riconoscimento? Cosa rende in-sensibili allappello che il volto dellaltro ci rivolge? Le tre diverse forme di integrazione sociale famiglia, societ, stato si accompagnano a tre forme diverse di integrazione della personalit, quella emotiva, quella giuridica, quella etica. Proprio questultima si trova a fondamento di tutte le dimensioni del vivere umano: amore, diritto e solidariet sono espressioni culturalmente declinate dellaxiologia che linevitabile componente valutativa dellesistere porta con s. Forse si potrebbe pensare che al cuore del riconoscimento vi sia il sentire. Il sentire spinge ad andare oltre le apparenze, la superficie, a cercare di rendere visibile quellinvisibile che pure balza agli occhi, il volto dellaltro, il suo essere persona. Il sentire esplicita una dimensione di passivit propria dellessere umano, un subire qualcosa che proviene da fuori. E il movimento verso laltro, ontologicamente fondato, a esprimersi in forma di emozione. Lappello dellaltro non ha efficacia se non trova in me una certa permeabilit. Entra in scena la dimensione emozionale dellessere umano: lemozione emotiMne da emMtus, participio passato latino di emovre - ci che spinge l individuo a muoversi. Il sommovimento che si opera nei nostri pensieri ci che ci avverte di una presenza, qualcosa l fuori risuona in noi, sollecita la nostra attenzione. Il sentire esercita un potere sulla nostra volont, smuove il nostro pensiero e convoca al giudizio, al riconoscimento. Solo grazie alla natura emotivamente ricettiva delluomo (affizierbarkeit), questultimo pu riconoscere laltro. Il sentire si pone alla radice del riconoscimento, al cuore delletica, esso svolge una funzione di rivelazione ontologica. Il riconoscere laltro come persona, come valore, come bene, vincola alla risposta, convoca ad un agire capace di rispetto ed attenzione. Ora appunto inerente allessenza della nostra natura morale che lappello, mediato dal giudizio, trovi una risposta nel nostro sentire: precisamente nel senso di responsabilit. Questultimo convoca alla risposta allappello dellaltro. Una risposta che a che vedere come sottolinea letimologia con una promessa di cura, con un agire che persegue il bene altrui, un andare verso laltro che si intreccia coi nostri bisogni e desideri. Tuttavia, ricorda Heidegger, il dato fenomenico dellapertura emotiva dellEsserCi non implica di per s che lEsserCi quotidiano sappia affidarsi a queste tonalit emotive, e soprattutto sappia accedere a ci che esse aprono e () si lasci condurre in cospetto di ci che in tal modo aperto. Il riconoscimento, poich un dire s allaltro, unattestazione di valore, un dischiudersi alla relazione, costituisce elemento indispensabile al darsi forma umano. Esso radice generativa di possibilit per lessere delluomo. Cosa permette al sentire di aprirsi allaltro, di lasciarsi condurre al cospetto del valore che laltro incarna? Cosa permette un agire non guidato dal formalismo, dal rispetto della legge per la legge, ma attraversato da pthos, dal desiderio di unire ci che separato, di offrire nellincontro la pienezza dellessere? Come leducare pu sollecitare tale sentire, nutrire la capacit di lasciarsi affettare dalla presenza dellaltro e perci di riconoscerlo? E possibile educare alla relazione riconoscente? Al sentire laltro, lappello dellessere? Secondo Maria Zambrano, tutti gli esseri sono capaci di sentire, ma alcuni sono privi di nobilt, sono coloro a cui manca lo spazio vitale, coloro che sentono, ma nel loro sentire c un ermetismo assoluto, sentono per s e il loro sentire non si apre mai n si irradia. Incarnano un io monadico, interessato solo a se stesso, privo di attenzione per ci che lo circonda. Lattenzione infatti Il riconoscimento attribuzione di valore, forma damore che apre la strada allincontro tra soggetti separati ma che condividono una stessa origine, una medesima appartenenza, l umanit. Il riconoscimento offre all essere la possibilit di ex-sstere. La possibilit di essere riconosciuti implica il rischio del diniego di riconoscimento, la negazione dell essere. In quest ultimo si radica la capacit, talvolta illimitata, delluomo di strumentalizzare, schiacciare, distruggere un altro uomo. Un tale agire pu generarsi e proliferare solo nella mancanza di riconoscimento, nel non sapersi riconoscere simili. Riferimenti bibliografici A. Honneth, Lotta per il riconoscimento, Il Saggiatore, Milano, 2002. Aristotele, Etica Nicomachea, Bur, Milano, 1998. . Benveniste, Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, Einaudi, Torino, 2001. G.H. Mead, Mente, S e Societ, Giunti-Barbera, Firenze, 1966. G.W. F. Hegel, Filosofia dello spirito jenese, Laterza, Roma-Bari, 1984. G.W.F.Hegel, Enziyklopdie der Philosphischen Wissenschaften III, Suhrkamp, Frankfurt a.M., 1970. H. Jonas, Il principio di responsabilit, Einaudi, Torino, 2002. J. Benjamin, Legami damore. I rapporti di potere nelle relazioni amorose, Rosenberg & Sellier, Torino, 1991. J. Feinberg, The nature and Value of Rights, in Rights, Justice and the Bounds of Liberty. 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Tre forme essenziali di unit sociale sono individuate anche da M. Scheler e da H. Plessner. Cfr. M. Scheler, Il formalismo nelletica e letica materiale dei valori. Nuovo tentativo di fondazione di un personalismo etico, San Paolo Edizioni, Roma, 1996, voll. II, pag. 509 e sgg.; H. Plessner, I limiti della comunit, Laterza, Roma-Bari, 2001.  P. Ricoeur, Percorsi del riconoscimento, p. 216.  Cfr., L. Mortari, La pratica dellaver cura, Bruno Mondadori, Milano, 2006.  A. Honneth, Lotta per il riconoscimento, p. 132.  G.W.F.Hegel, Enziyklopdie der Philosphischen Wissenschaften III, Suhrkamp, Frankfurt a.M., 1970, vol. X, p. 221.  J. Feinberg, The nature and Value of Rights, in Rights, Justice and the Bounds of Liberty. Essay in Social Philosophy, Princeton University Press, Princeton, 1980, pp. 143 e sgg.  A. Honneth, Lotta per il riconoscimento, p. 98.  A. Honneth, Lotta per il riconoscimento, p. 147.  S. L. Darwall, Two kinds of Respect, in Ethics, 88, 1977/78, pp. 36 e segg.  G.H. 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