Gli scritti programmatici come genere letterario tra filosofia e storia delle università (2007)

Data inizio
1 gennaio 2007
Durata (mesi) 
24
Dipartimenti
Scienze Umane
Responsabili (o referenti locali)
Giuspoli Paolo
URL
2007PJRZCK_001
Parole chiave
FILOSOFIA;UNIVERSITÀ;STORIA DELLE ISTITUZIONI;STORIA DEI CONCETTI;GENERI LETTERARI

L’obiettivo del presente PRIN 2007 è dimostrare come la storia delle università abbia avuto un ruolo determinante anche sulla storia della filosofia. Il giovane Hegel dichiarava la sua preferenza per la “storia pragmatica” in quanto storia delle cose, delle concrete vicende di un popolo e delle sue istituzioni, in opposizione sia alla semplice storia dei facta, avvenimenti isolati e elencati senza connessione interna, sia alla storia erudita delle opinioni e delle teorie che si succedono tra loro.

Ricostruire un processo che copre circa tre secoli, dal diciassettesimo secolo sino alle soglie della prima guerra mondiale, equivale a ripercorrere il cammino della filosofia moderna in alcune delle sue fasi più significative segnate dal variare del rapporto tra innovazione filosofica e istituzione universitaria. Ma non si tratta qui di riscrivere nel suo complesso la storia della filosofia moderna, operazione che finirebbe con l’essere alla fin fine manualistica, bensì di applicare, in una prospettiva critica e di lunga durata, i metodi d’indagine interdisciplinare che hanno finora caratterizzato la intellectual history.

Scrive Donald Kelley a proposito della necessità di raggiungere la dimensione effettivamente pragmatica della filosofia nella storia intellettuale: “intellectual history need not (or need no longer) be identified with the canon of philosophy […] Rather it should be seen as an approach, or range of approaches, to historical investigation and interpretation in general […] The subjects of intellectual historians are texts, or their cultural analogues; the intelligible field of study more generally is language, or languages; and the history of philosophy is not the model of but rather a province in this larger realm of interpretation”.

Vediamo, quindi, che il programma dell’unità di ricerca di Messina verte su “luoghi, modi e forme” della circolazione del pensiero filosofico in Italia nei secoli diciannovesimo e ventesimo. Come luoghi vengono intesi tanto l’ambito accademico quanto quello para-accademico delle scuole private, dei collegi e dei salotti. Come forme e modi vengono intese le maniere di scambio e di veicolazione del pensiero filosofico, quali gli epistolari, i diari, le riviste e le prolusioni ai corsi universitari. Molto è da fare in questa prospettiva, specialmente per via del carattere di frammentazione della cultura italiana dopo l’unità e prima del fascismo.

Che cosa hanno in comune l’operetta di Thomasius Sul perché si debbano imitare i francesi in filosofia, lo scritto precritico di Kant Sull’ottimismo e il pamphlet Sul concetto della dottrina della scienza di Fichte? Li chiamiamo operette, scritti, pamphlet e non vediamo che in verità hanno una serie di caratteristiche che li fanno ricondurre a un genere preciso di testi filosofici: i programmi accademici, un genere letterario che questo progetto intende presentare per la prima volta con una definizione rigorosa che spazia da Aristotele a Nietzsche presentando una nutrita serie di esempi dalla filosofia tedesca tra illuminismo e idealismo. La posta in gioco è notevole, se solo si pensa che, per restare all’esempio di Thomasius, Kant e Fichte, una volta definito cosa sia un programma accademico diventa possibile individuare anche quei programmi che per scelta dell’autore non hanno trovato la via della stampa e sono invece confluiti come parti di un volume. E se si considera che il capitolo di apertura dell’Analitica trascendentale nella Critica della ragion pura (A50-64/B74-88) “Introduzione: Idea di una logica trascendentale” per numero di pagine, obiettivi e livello argomentativo ricopre tutti i requisiti per essere definito un programma accademico, ci si trova davanti non solo a un’importante informazione sul processo di composizione a strati della Prima Critica, ma anche all’informazione di ancora maggiore rilievo che evidentemente Kant negli anni settanta aveva pensato a far lezione all’Università di Königsberg sul libro che stava scrivendo, la Prima Critica, appunto, che era stata concepita né più né meno che come un manuale di logica e metafisica, del tutto simile ai diversi modelli dei quali Kant era a conoscenza, per esempio la Logik und Metaphysik (Göttingen 1769) di J.G.H. Feder. Le cose non sono poi andate così, ma ora abbiamo ragione di supporre che per un certo numero di anni l’intenzione di Kant sia stata proprio quella di scrivere la Critica della ragion pura per proporla come manuale di logica e metafisica ai suoi studenti. La posta in gioco è alta, dunque, e tanto più urgente, pertanto considerare con attenzione il rapporto che lega la filosofia alla storia delle università.

Enti finanziatori:

Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca
Finanziamento: assegnato e gestito dal Dipartimento
Programma: COFIN - Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale

Partecipanti al progetto

Nazzareno Fioraso
Serena Floresta
Paolo Giuspoli
Professore di altro ateneo
Mario Longo
Ferdinando Luigi Marcolungo
Cultore della materia
Davide Poggi
Professore associato
Riccardo Pozzo
Marco Sgarbi
Tommaso Tuppini
Professore associato

Attività

Strutture

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